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Toulouse en érasmienne

mercoledì 20 aprile 2016

Tremante come gelatina

Ci dev'essere qualche personaggio che tremola come gelatina da qualche parte della letteratura letta e immagazzinata in un cervello, il mio, ormai arrivato al limite delle sue capacità di stoccaggio. O forse no, forse semplicemente il mio incontro con la gelatina in letteratura e fuori data dal Gattopardo. Lì, la gelatina al rum è il dessert preferito del principe che la sottomessa e traditissima moglie gli fa trovare per ringraziarlo dei suoi omaggi dopo una notte burrascosa. Ma in casa mia gelatine non se ne preparavano, sicché quando in Inghilterra venni realmente a contatto con quei cubetti colorati girare le spalle fu tutt'uno.
Poi leggo un post da cui apprendo che oggi va di moda un oggetto non identificato (altra definizione estremamente trendy, questa roba evidentemente ce le ha tutte) dolce, o forse una bufala non si sa, che si chiama poeticamente goccia di pioggia e che altro non sarebbe che una gelatina. La bravissima autrice del post (di cui ricordo una poetica e goduriosa gelatina al moscato affondata in una coppa di delizie -  forse un giorno riuscirò pure a prepararla) ha finito di conquistarmi, anzi ha confermato di avermi conquistato, con la sua ricostruzione storica di questo piatto alla moda. Anche a me è capitato di interrogarmi sulle origini di un piatto, il cheese cake nella fattispecie, fantasticando un passaggio dalla vatruschka o serniak del centro Europa al piatto, anzi al non formaggio industriale USA oggi ben noto, come conseguenza dell'emigrazione ebraica dovuta ai pogrom zaristi dei primi del '900. Poi mi hanno anche detto che sarebbe andata proprio così (e che del non formaggio si può fare a meno). Ma la sua storia  è molto ma molto più bella.
La goccia di pioggia alla bufala sarebbe insomma...

6 commenti:

  1. Pellegrina, ciao! Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto, non manchi mai. Ricordo quando mi parlasti della tua teoria sulla nascita del (della?) cheese cake....quasi quasi ci faccio un racconto!! Un abbraccio,Pellegrina, e grazie per seguirmi sempre.-)

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  2. Però è meglio ancora la tua dritta sul Gattopardo: credi che è uno dei libri da me preferiti e non ricordo la gelatina ma un pasticcio di pasta, o riso, con dentro di tutto? Grazie anche per questa dritta!!! E cmq...come dimenticare per ex il 'gelo di mellone'? :-)

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    1. Giusto, il gelo di mellone è una gelatina anche lui, pure se la prima e unica volta che l'ho mangiato mi ha ricordato una specie di gessume farinoso. Magari dev'essere così, in ogni modo il mio rapporto con le gelatine rimane di rassicurante distanza.
      Il dubbio a questo punto è se esse derivino dai loukum o dalla tradizione inglese e come siano arrivate nell'isola nordica in questo secondo caso. La presenza del rum starebbe a sostegno della prima ipotesi, quanto meno di un'origine da un paese atlantico. Cosa che però può dirsi anche per una parte del mondo arabo. Insomma mi arrendo, più che altro perché non ho tempo per approfondire, ma decisamente che storia, la tavola.
      Quanto al Gattopardo, la gelatina è nella primissima parte del romanzo, quella che si svolge a Palermo prima dell'arrivo a Donnafugata dove il menu è decisamente più rustico, comprendendo il sapido pasticcio che assaggerei, devo dirti, molto più volentieri della gelatina. Il trionfo gastronomico arriva poi nella scena del ballo, dove il cibo francese si mescola alla tradizione siciliana in un'opulenza che include il meglio di due gastronomie splendide; quella locale però conserva una vivacità e un'immediatezza a mio parere ineguagliate. Che il cibo sia cultura innanzitutto Tomasi doveva averlo ben chiaro forse perché era anche un buongustaio (mia illazione, non so nulla in proposito).
      Quanto al racconto anche io mi sono spesso proposta di scriverne uno ma non sono mai riuscita a decidermi pur avendo la trama più o meno in testa. Se lo facciamo tutt'e due poi potremmo anche pubblicarli e farli leggere alla signora linkata sopra.

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    2. Ah, sempre per la gelatina gattopardesca, è guarnita di mandorle e pistacchi - e come ti sbagli, pur sempre in Sicilia siamo - e non riesco a ricordarmi di che colore sia. Magari è trasparente pure quella... e il crumble sopra sarebbe un'altra mezza scopiazzatura...

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    3. Peraltro io l'ho sempre immaginata rosso cupo.

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  3. Non avendo ahimè letto il Gattopardo non so niente di questa gelatina.... e tantomeno dell'origine della cheesecake. Questa la mangio, le gelatine non mi piacciono a qualunque genere letterario o culinario appartengano! Un bacione

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