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Toulouse en érasmienne

domenica 26 gennaio 2020

Mi doveva toccare anche questa (elettoralmente)

Anni fa, ai cancelli del Policlinico, un militante voleva convincermi a votare PD. In quei giorni Bersani dichiarava di avere sposato nel suo programma elettorale l”agenda Monti”. Cioè la cosiddetta lettera della BCE, redatta per metà in via Nazionale, e metà tra Francoforte e Dauville. Il fiscal compact era appena stato inserito da un Parlamento ebete e convintamente inebetito in una Costituzione che lo vieterebbe, con una maggioranza tale da impedire un referendum, che pure qualche pavido aveva pensato di poter successivamente chiedere. Io ancora non sapevo tante cose che avrei imparato in seguito, cercando di ricostruire il percorso che ci aveva condotti sin li’, le ragioni vere e profonde di quelle “riforme” che avevano segnato e distrutto lo sviluppo del mio lavoro e della mia vita, e in parte quella della mia mamma, a partire dal blocco delle assunzioni, dalla fine della scala mobile e più direttamente dal pacchetto Prodi-Treu, e dai suoi continuatori bipartisan fino all’immondo Jobs Act renziano e riforma delle pensioni montiana. Ma di una cosa ero certissima e consapevole: pensioni, salari e sanità erano diritti costituzionali, e Monti come chiunque a lui si richiamasse li stava violando e smontando. Non sapevo del tutto il perché, allora, e lo avrei scoperto in seguito, all’estero. Ma mi bastava essere consapevole che quella lettera faceva suoi i decennali desiderata di Confindustria sull’abbassamento del costo del lavoro, cioè dei salari già abbattuti da Prodi nel 1997 “per entrare in EU” con la legalizzazione dell’evasione dell’obbligo contributivo da parte delle aziende (i famosi cococo senza contributi che altro sarebbero?). Mai avrei potuto andare in quella direzione.

 Davanti alle insistenze del volantinatore: “Per chi vota, allora? Per chi vota?” gli urlai, letteralmente, in faccia che avrei votato all’opposto di quel programma elettorale: “Fosse pure il diavolo”. Quel giorno ero vestita bene, cappotto dal taglio moderno, accessori di pelle, se non di marca, trucco e profumo leggeri, dovevo presentarmi a qualcuno. Venendo da una bambola ben abbigliata, ma non per questo meno depauperata nel lavoro e nel portafogli, da ultimo proprio a causa delle infamie EUmontiane, quell’urlo di esasperazione visibilmente lo colpi’.

Ora è giunto il momento di tenere parola a Mefistofele. Che si sa, rinvia, ma non dimentica.
Dovrò votare il diavolo, piuttosto che mandare in Parlamento costui.
Con il collega si son palesemente scambiati il posto. Quello di sorvegliante.
Impossibile astenersi.
Peccato non sia una favola o una pièce.
Santi numi.
Mi toccherà davvero.

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